Storia

Chi è

Benedetto Ravasio

Benedetto Ravasio (1915-1990) è l’artista che sintetizza il momento di passaggio tra la vecchia tradizione e il rinnovamento. Figlio di un panettiere decise insieme alla moglie Giuseppina Cazzaniga di intraprendere professionalmente l’arte alla fine degli anni ’40. Benedetto Ravasio suonava il mandolino, il violino e sapeva cantare. Benedetto fu scultore, pittore e drammaturgo di se stesso. Fu in altre parole il burattinaio completo così come in passato lo furono i mitici Francesco Campogalliani, Italo e Giordano Ferrari e i Preti.
La signora Pina non fu mai da meno. Il ruolo della donna, nel teatro dei burattini è sempre stato fondamentale. Non si limitò alla sartoria e a dar voce ai personaggi femminili, ma divise con Benedetto tutte le scelte.
Scomparsa l’8 agosto del 2015 all’età di 98 anni, la signora Giuseppina ha passato una vita dietro le quinte a cucire i costumi per i burattini ma anche a muovere sapientemente quella Colombina protagonista imprescindibile del teatro d’animazione.
Era lei la custode delle teste di legno, lei la sarta che ritagliava e cuciva loro abiti e copricapi, lei la cassiera che fissava spettacoli e tariffe e che con piglio casalingo assicurava l’incasso per mandare avanti la famiglia: ogni anno non mancava alla consegna del premio dedicato alla memoria del marito e rivolto ai burattinai emergenti.

La Fondazione Benedetto Ravasio opera dal 1993, quando venne fondata nel nome del grande burattinaio bergamasco, scomparso tre anni prima.
L’iniziativa fu della famiglia, che decise di raccogliere tutta la collezione e gli attrezzi di lavoro – burattini, baracche, copioni e fondali dipinti – dell’artista bonatese, perché nulla andasse perduto o disperso.
A partecipare a questa iniziativa vennero chiamati studiosi, docenti universitari, giornalisti, critici esperti di teatro delle figure animate, registi, attori e burattinai.
Fin da subito, infatti, la Fondazione si è prefissa scopi che vanno ben al di là della semplice conservazione della memoria del passato e dell’attività di Benedetto. L’idea è di promuovere la conoscenza del teatro d’animazione, attraverso rassegne rivolte al pubblico – come “Borghi e burattini” in estate per il pubblico delle piazze e “Danze macabre” in autunno, intorno alla festa di Halloween, per unpubblico più di intenditori – o laboratori e concorsi svolti nelle scuole. In parallelo, sono stati avviati progetti di ricerca storico-critica, una scuola per aspiranti animatori, un archivio multimediale, un premio per giovani burattinai e marionettisti.
Tra i risultati di maggior rilievo, si ricordano le mostre “Benedetto Ravasio, una vita con i burattini” (1994), “Burattini lontani. Il bunraku e i burattini della tradizione lombarda” (1995) e “L’albero di Arlecchino” (2000), che seguiva di un anno il convegno internazionale “Le mille facce di Arlecchino”.
Di quest’ultima mostra è stato edito anche il catalogo, che si unisce alla collana “I Quaderni della Fondazione”, che pubblica saggi e documenti inediti sull’arte dell’animazione. Da citare i video prodotti: “La fiaba dei burattini” e “Pacì Paciana” nella collana Spettacoli, “Il mondo di Gioppino” e “Otello Sarzi” per la collana Documenti.