Luì Angelini e Paola Serafini sono nati entrambi a Bergamo. Nel 1978 fondano la compagnia Assondelli & Stecchettoni che, nel 1991, si fonde con la cooperativa Arrivano dal mare! Nel 2004, pur continuando a collaborarvi dall’esterno, riprendono il lavoro indipendente con il progetto La voce delle cose, volto a esplorare il potere evocativo degli oggetti in un campo più allargato, unendo al teatro il mondo dei processi ludici e delle arti figurative.
Nell’intero percorso hanno allestito una trentina di spettacoli, la serie della Macchina per il Teatro Incosciente, hanno progettato laboratori/performance agiti dai partecipanti, nonché regie e scenografie per altre compagnie.
Nel campo della formazione e dell’educazione, oltre ai laboratori e ai corsi per diversi gradi del sistema educativo, collaborano continuativamente con l’Atelier delle Figure, scuola per burattinai e contastorie di Faenza, come docenti della sezione sul teatro d’oggetti del corso di formazione professionale che l’Atelier gestisce.
Assondelli e Stecchettoni: dai burattini non tradizionali al teatro d’oggetti
Sulla spinta delle ansie di rinnovamento degli anni settanta, intraprendiamo il nostro viaggio in questo mestiere mutuando dalla tradizione dei burattini le regole del gioco e dalle avanguardie artistiche le forme, a cominciare dai burattini di Paul Klee, poi a Dada e Surrealismo e alla Pop Art.
Contemporaneamente, in quegli anni, molti burattinai avevano cessato l’attività e le mute erano finite nelle vetrine degli antiquari. Questi burattini nelle vetrine, fuori dal contesto della baracca, non cessavano la funzione evocativa di ciò che rappresentavano, ma mutavano di significato: non più oggetti teatrali agiti, ma sculture da guardare immobili. Ciò ci ha dato l’idea di invertire i termini: prendere cose non nate per il teatro, evocative per funzioni e estetica nella vita quotidiana, collocarle e agirle in uno spazio teatrale, per far loro mutare significato.
Il percorso è stato lungo: nel 1984 lo spettacolo “Camping” è figurato completamente da oggetti della vita quotidiana assemblati. Poi è stata una ricerca continua di esplorazione delle possibilità evocative degli oggetti e della loro possibilità di adattarsi alle strutture del racconto da portare in scena. E il percorso continua.